Se tua figlia piange


 

Se io potessi dare una sola informazione alla madre che ha appena partorito è:

La creatura piange quello che la madre tace.

Bebè che piangono senza sosta, anche avendo il seno senza restrizioni, stando in fascia, avendo la madre a disposizione tutto il tempo, avendo la Jacuzzi in bagno, avendo musica classica e il suono dell’utero come sottofondo.

Piangono senza sosta.

Però loro non piangono davvero.

Chi sta piangendo – dentro – è la madre, immersa nel caos del puerperio, con la privazione intensa di sonno e le difficoltà ad allattre.

La madre tace il pianto e sopporta il peso dell’angoscia che il dare alla luce porta:la responsabilità, per tutta la vita, di prendersi cusa di un altro essere.

La fine della donna che conosceva.

La nascita di una nuova donna che è una completa sconosciuta.

Tutto il peso che la nascita di una figlia comporta cade sulle nostre spalle.

E lei tace.

Il dolore è sotto silenzio perchè quasi nessuno comprende realmente il peso del puerperio.

Il puerperio è un’acqua contenuta che presto o tardi ha bisogno di essre liberata.

La cretura è la diga aperta.

E l’acqua un diluvio. E la creatura piange.

Piange la mancanza di sonno della mammma.

La mancanza di complicità del partner.

Il parto che non sempre è andato come si voleva.

La paura di fallire che la madre sopporta.

Piange il corpo che ha cambiato forma.

Non si sono mai diagnosticate tante coliche, reflussi, allergie come oggigiorno.

Malattie che testimoniano una cosa sola: il pianto non si ferma.

Mai la maternità è stata così solitaria come oggi.

Prima, quando una madre dava alla luce sua madre, sua zia, le vicine, le nonne (accompagnate dagli uomini della comunità) si facevano carico di prendersi cura della nuova madre.

Si prendevano cura della casa della donna, la aiutavano.

Oggi no.

Partorimo e rinasciamo e ci ritroviamo più sole.

Nessuno gestisce il nosro disastro- della casa e dell’anima- (a meno che non abbiamo una buona squadra attorno).

E le nostre figlie piangono per tutto ciò per cui non abbiamo tempo mentre mettiamo a posto il caos esteriore.

Ricordo bene che durante il puerperio del mio secondo figlio risposi maleducatamente a mia madre.Scoppiai in lacrime e mentre uscivo da casa mi girai gridando “Puerperio mamma, soltanto il puerperio.”

E piansi.

Per tanti giorni.

Accettando e accogliendo le mie ombre.Rispettando il dolore che il nuovo puerperio portava con se’. E più io piangevo e parlavo più mio figlio si rasserenava.

E tutto scorreva nel corso naturale.Sollevavo mio figlio dal piangere la mia angoscia.

Se tuo figlio piange guarda ciò che ti fa male.

Se tua figlia piange guardati.

E piangi:il sogno, il dolore, la paura, l’amore, il parto.

Tutto quello che è troppo grande e troppo intenso.

Piangi.

Commenti

  1. Grazie Micòl, fai un lavoro importante, di cui c'è un bisogno immenso. Quello che fai tu si inserisce in uno spazio che da tempo è tristemente vuoto, almeno alle nostre latitudini. Il puerperio, questo sconosciuto.

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