Quando raccogliere il frutto - Dpp


Non amo gli inizi.Credo che la vita sia un continuum; che tutto ciò che ci accade o che scegliamo di fare di volta in volta sia indissolubilmente legato a ciò che è stato fatto o pensato prima.Che nulla è un caso.
Eppure ci sono dei momenti speciali ai quali, se ripenso dopo un bel po' di tempo, sapendo ciò che so della mia vita dopo quel momento, attribuisco immancabilmente un valore di 'illuminazione' una sorta di  «e da lì tutto cambiò» .
E iniziando a scrivere questo blog di storie non posso che cominciare dalla storia del frutto....
Una mattina di molti anni fa, quando ancora l'idea di figli, gravidanze, parti era lontana (almeno coscientemente) mi trovavo in una cucina della città di Cuenca in Ecuador a casa di una cara amica che lavorava lì e che mi ha ospitato per due mesi. Quella mattina a colazione con noi c'era Pablo, el rey de los jugos...Pablo il re dei succhi. Tutti facevano continuamente succhi di frutta in Ecuador e forse la prima illuminazione che ho avuto in quel paese è stata della meravigliosa ricchezza che è avere frutta abbondante succosa venduta a ogni angolo di strada, in città, e libera da raccogliere nelle zone rurali. Io e Luisa avevamo fatto un paio di giorni in campagna, appunto, e stordite dall'abbondanza regalata dalla natura, avevamo deciso di fare una piccola raccolta da portare con noi in città. Per evitare che nelle lunghe ore di autobus il nostro tesoro diventasse marmellata avevamo raccolto frutti ancora un po' acerbi.
E così la mattina in questione Pablo chiede che frutta c'è per fare un succo.
Indico tra le altre cose una papaya (credo) che appunto restava da quel bottino campagnolo, precisando che però non sapevo se fosse matura al punto di poterla mangiare.tare
«E allora perché l'hai raccolta?» mi chiese.
Ecco.Sono rimasta impietrita e una domanda così semplice ha fatto apparire tutte le schiere degli angeli in gran pompa e anche di tutte le deità di ogni altra religione conosciuta e sconosciuta e nel contempo mi sono sentita una deficiente.
Purché l'ho raccolta?


Anni dopo l'emozione scaturita in quella occasione (in fondo si sa si impara solo quando ci si emoziona e Pablo,diciamolo,era pure bello) mi è risalita al cuore quando portavo in pancia il mio primo figlio e ho sentito parlare della data prevista del parto e dell'importanza che le viene attribuita.
Il frutto sa quando è maturo.L'albero sa quando lasciare andare.

Ma noi ci ostiniamo a raccogliere frutta acerba per guadagnare di più. Continuiamo a tramandare il  mito di una data di scadenza magari da stampare sul pancione della mamma che ci autorizza a indurre, a tagliare.

Che superbia!


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