Del raccontare storie


«Sei brava a raccontare le storie, perché non inizi?» disse la donna.
Mi fido di lei. E' bella, sorridente, capace di vedere dietro le apparenze, e fa quello che decide di fare. E ci riesce.
O almeno così io la vedo.
Mi lusinga il suo apprezzamento e mi chiedo quali storie le abbia raccontato durante i nostri incontri che avevo preparato per essere molto professionali. Chissà, non ricordo, perché di fatto di storie ne racconto sempre. Non avrei detto che sono brava ma mi devo piegare alla verità che non sono mai riuscita a impersonare quella figura professionale distaccata e obbiettiva che dicono sia il modello da seguire. Dura i primi dieci minuti (dopo che ho ripetuto svariati mantra per entrare nel ruolo) poi esco fuori immancabilmente io ...

Ultimamente però, e soprattutto grazie al mio mestiere di mamma, non sono più convinta che la via da preferire sia quella delle informazioni tecniche e dei dati che parlano al nostro intelletto.
Le storie che ho raccontato ai miei figli , lette o inventate, hanno avuto molto più effetto di mille ramanzine o spiegazioni dotte. E che dire di quel mio ex-alunno che ho incontrato alla Fera Bio, ormai adulto, che di tutte le mie lezioni di matematica ricordava solo le mie letture di Flatlandia ad ultima ora?

E così penso che, forse, anche raccontare storie può essere un modo degno per arrivare alle donne e dare loro fiducia che un altro modo è possibile. Far loro sapere che non sono, non siamo sole. Che i miti i che girano a proposito della maternità sono forti solo perché sono ben pubblicizzati ma che le storie più in voga sono solo alcune delle storie possibili...

E allora non aspetto di diventare nonna, donna saggia con i capelli bianchi (quelli li ho...la saggezza è in via di costruzione) per chiamare a raccolta le donne intorno al fuoco e iniziare a dire.

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